Chiesa di S. Venera
1713-prima metà sec. XVIII; ricostruzione cupola 1962
Tutti i giorni 8.30-12 / 17-20.30
La patrona di Avola, S. Venera, sin dal Quattrocento ebbe il suo tempio nel quartiere Marchi situato nel versante est dello scosceso monte dove un tempo era ubicata l’antica città. Dalla rovina dei movimenti tellurici del 1693 si salvarono la statua e la reliquia, traslate successivamente nella chiesa del nuovo sito urbano, progettato con criteri antisismici dall’architetto e ingegnere fra’ Angelo Italia.
Il contratto per la fabbrica della chiesa fu firmato nel 1713; probabile progettista fu il magister Michelangelo Alessi di Siracusa, già operante nella Chiesa Madre S. Nicolò.
La luminosa facciata settecentesca è in pietra bianca dell’area iblea. Il primo ordine, scandito da quattro paraste con capitelli tuscanici, presenta ai lati due nicchie con motivo a conchiglia e decori rococò; nel partito centrale si impone il portale, sormontato da cartiglio e caratterizzato dai sottili giochi prospettici delle lesene aventi capitelli ionici ornati da festoni. Il secondo ordine risulta delimitato da due obelischi e da volute di raccordo al piano superiore. Al centro è una nicchia con la statua lapidea della Patrona sovrastata da frontone spezzato e sole raggiato a bassorilievo; di grande interesse è il vano, reso otticamente più profondo da una strombatura obliqua che dilata illusionisticamente lo spazio interno. L’insieme è concluso dalla cella campanaria a tre fornici.
La cupola originaria della chiesa crollò con il terremoto dell’11 gennaio 1848 e fu ricostruita, sul preesistente tamburo ottagonale, dall’ingegnere Luigi Cassone di Noto; nel 1962, su progetto dell’ingegnere Pietro Lojacono (Palermo 1900-Roma 1972), essa è stata riedificata.
L’interno della chiesa, concepito a tre navate e pianta a croce latina, mostra nel presbiterio l’altare maggiore realizzato nel 1840 in stile neoclassico. Domina l’area absidale una tela del ‘700 con la Predica di Santa Venera, attribuita a Costantino Carasi (Noto 1717-1799) e inserita in una splendida cornice ovale rocaille, finemente intagliata e dorata.
La cappella dedicata a S. Venera si colloca in fondo alla navata destra e custodisce il simulacro della Patrona. L’attuale statua fu scolpita a Napoli da Raffaele Abbate nel 1863; il rivestimento in lamine d’argento lavorate a sbalzo e cesello, in cui prevale il motivo della rosa, fu realizzato nel 1864 a Catania da Emanuele Puglisi Caudullo. La cappella presenta delicati decori pittorici a motivi floreali e un pregevole pavimento maiolicato del 1827.
Il sacro edificio accoglie dipinti del ‘600, quali le pale d’altare con i Santi Crispino e Crispiniano con l’Immacolata, di pertinenza dell’antica Corporazione dei calzolai, e Santa Marta. Al sec. XVIII e alla prima metà dell’Ottocento si ascrivono le tele raffiguranti la Sacra Famiglia, posta sull’altare di S. Giuseppe e appartenente alla Corporazione dei falegnami, Gesù e Maria, dell’omonima Confraternita, la Madonna del Rosario con san Domenico e sante Domenicane, San Vincenzo Ferreri. Interessanti sono l’organo fabbricato da Michele Polizzi di Modica nel 1901, e le due acquasantiere in pietra pece di Ragusa, del 1857.
Luminarie, allestimenti di carri trionfali, concerti e opere teatrali caratterizzavano e caratterizzano ancora oggi la festa patronale che si svolge tra l’ultima domenica di luglio e l’ottava successiva.
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