Torretta dell’Orologio e la ‘Casa dell’Università’
1703; riprogettata e costruita 1865-1866
Non aperto alle visite.
Nell’antica città di Avola, sulla sommità dell’abitato era situato il quartiere di Suso con il Castello e le due torri; poco più giù, scrive lo storico Francesco Di Maria, era un gran piano detto dell’Orologio con le botteghe utilizzate per pubblico mercato. Dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693 l’Orologio e la campana che batteva le ore, estratti dalle macerie e riparati, furono posti in una loggia di legname nella Piazza Maggiore (Piazza Umberto I) della nuova città. Nel 1703 il magister Michelangelo Alessi costruì in muratura la Torretta dell’Orologio: situata sul lato nord della grande piazza essa faceva parte del Palazzo dei Pignatelli Aragona Cortés, marchesi di Avola.
L’edificio, denominato Casa dell’Università, occupava l’intero isolato e sostituiva il distrutto Castello come sede amministrativa del Marchesato di Avola. Le stanze del piano superiore del Palazzo erano riservate ai feudatari; nei bassi trovavano posto anche l’archivio, i dammusi adibiti a carcere e il travo della tortura.
Nella città l’esigenza di avere un orologio ‘a quattro registri’ che battesse, oltre le ore, i ‘quarti’, il mezzogiorno, la mezzanotte e il tocco di due ore, portò a concepire il suo rifacimento. Si aggiunse una seconda campana e si innalzò la costruzione per meglio diffondere i suoni: la nuova macchina fu costruita in Avola da Corrado Alessi e si collocò nel 1777. La Torretta subì gravi lesioni con il sisma dell’11 gennaio 1848. Riparata, necessitava di maggiori acconci, ma i due dammusi sottostanti all’Orologio, insieme all’intero palazzo marchionale, nel 1828 erano stati ceduti a privati dal marchese Giuseppe Pignatelli Aragona Cortés.
Si stabilì quindi, nell’aprile del 1860, di realizzare un nuovo orologio e situarlo sul fronte della Chiesa Madre. Dopo l’Unità d’Italia il Consiglio Comunale decretò che l’Orologio doveva tornare nel sito antico. Si acquisì dal proprietario, canonico Giuseppe Di Maria, il piano terra della Torretta e nel 1865 il sindaco Calogero Gubernale deliberò l’appalto della sua riedificazione. Filippo Spada, proveniente da Noto, costruì la macchina, l’architetto Salvatore Rizza (Avola 1830-1895) progettò e diresse i lavori della fabbrica, eseguiti nel 1866 dal capomastro Paolo Restuccia con pietra della Cava di Straticò. La Torretta dell’Orologio, in stile neoclassico e impostata su tre livelli, presenta pilastri con capitelli dorici alla base, capitelli ionici nel primo piano e di maniera nel secondo; quest’ultimo livello costituisce il prospetto del vano che accoglie la macchina. All’interno, pavimento e scala furono realizzati in pietra pece; in ferro, lavorato secondo i disegni del Rizza, si eseguirono le ringhiere delle due gallerie e l’apparato di sostegno alle campane, sormontato, quest’ultimo, dalla ventarola con il gallo che indica i punti cardinali. Le due campane battono ancora le ore e i relativi quarti; non segnano più, con particolari rintocchi, la sveglia del mattino (ore 3,30), l’ora della scuola (ore 8,00), l’ora del pranzo (ore 12,00), le due ore di notte per il ritiro serale (d’inverno ore 19,30, d’estate ore 20,00), né la mezzanotte.
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