Palazzo Guttadauro

1716-1752

Proprietà privata, non aperto alle visite

Palazzo Guttadauro, posto nel quartiere di S. Giovanni Battista e avente il prospetto principale sull’ex Strada S. Pietro (Via Linneo), fu costruito da Stefano Sirugo, barone delle Vignazze e figlio di Giuseppe (†1690), il quale, per meriti militari, aveva ottenuto nel 1682 il titolo nobiliare.

Palazzo Guttadauro - Portale

Il contratto per la costruzione della Casa Palazzata fu rogato dal barone nel 1716 con il magister Michelangelo Alessi di Siracusa, impegnato ad Avola nella fabbrica della Chiesa Madre. Il Palazzo fu congiunto da un lato alla chiesa di S. Pietro, fatta erigere tra gli anni 1705 e 1706 dalla baronessa Anna Sirugo Lorefice (†1720), madre di Stefano.

La Domus Magna, costruita sul lato esterno del perimetro esagonale della città progettata dall’architetto gesuita Angelo Italia dopo il terremoto del 1693, sorse su terre di contrada Pantanello, limitrofe al nuovo piano urbano e acquisite dal Sirugo in enfiteusi perpetua dall’Università (Comune) di Avola.

La facciata del Palazzo, di memoria rinascimentale nell’impostazione d’insieme, presenta stilemi barocchi nei decori. Tra le mensole del cornicione sono motivi a conchiglia alternati a mascheroni aventi funzione apotropaica, come la protome posta sulla chiave d’arco dell’elegante portale. Sul prospetto è di raffinata esecuzione l’edicola votiva con frontone triangolare spezzato e lateralmente sovrastato da due pigne.

Dettaglio del portale

Nel 1743 il barone, privo di eredi e vedovo, pronunciò i voti nell’Ordine dei Carmelitani della Stretta Osservanza Siracusana, assunse il nome di frate Stefano del Cuore di Gesù e donò beni e titolo al nipote Saverio Guttadauro, già marchese della Ficarra, nato a Vizzini nel 1710 dalla sorella Anna Guttadauro Sirugo. Saverio, divenuto terzo barone delle Vignazze, nel 1752 ampliò la dimora, avente già «22 corpi», porticato, balconi, magazzini, officine, pozzi e cisterne, con un nuovo Cammarone dove pose specchiere e sedie di damasco.

Il “marchese Guttadauro”, come era solito cognominarsi, sposò nel 1746, a Siracusa, Lucia Salonia ed ebbe dodici figli, fra cui Giuseppe, cavaliere di giustizia nell’Ordine di Malta. Il nome di quest’ultimo fu posto dal padre nel cartiglio della Pianta di Avola, disegnata nel 1693 da Angelo Italia e nel 1756 nuovamente fatta incidere, per essere inserita alla voce Abola nel Lexicon Topographicum Siculum, pubblicato nel 1757 dall’abate e storico catanese Vito Maria Amico.

Edicola votiva

Saverio Guttadauro fu poeta e letterato; morì in Avola nel 1780 e fu sepolto nella demolita chiesa dell’ex convento dei Domenicani, oggi sede del Palazzo di Città. A Saverio successero nell’eredità, di padre in figlio, Raffaele, Concetto, Raffaele II e Concetto II. Nella seconda metà dell’Ottocento la linea maschile dei Guttadauro di Avola si estinse e il settecentesco edificio transitò nella famiglia Bonincontro, per essere poi variamente suddiviso.

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