Officine Saccari (Trappeto di Cannamele)

1693-in uso fino all'inizio del XIX secolo

Proprietà privata, non aperto alle visite.

Il trappeto di cannamele, situato in contrada Sanghitello, a fianco al Molino del Trappeto e confinante con la via pubblica e Cava Bugliola, fu una struttura edilizia rappresentativa del periodo feudale tra il Quattrocento e la fine del Settecento. Fondamentale nell’economia della città, era denominato pure “molino da zucchero” e serviva alla fabbrica dello zucchero che si estraeva dalle canne dolci, coltivate in notevole quantità nelle terre irrigue dei feudi dello Stato d’Avola. Le Officine Saccari, come scriveva nel Settecento il viaggiatore francese Jean Houel in visita ai ruderi della città distrutta dal sisma, si trovavano ai piedi degli Iblei. Del trappeto, un riferimento grafico, ovvero una sommaria visione d’insieme di ambienti disposti su piani differenziati, è l’incisione del 1756 in Lexicon topographicum siculum di V. M. Amico.

Trappeto di Cannamele - Mola a disco in pietra lavica
Trappeto di Cannamele - Calotta semisferica e mola

L’edificio vi è raffigurato fuori le mura della nuova città, dopo il Cenobium Cappuccinorum, in direzione del vecchio abitato. Poco rimane, purtroppo, dell’antica struttura: è ravvisabile una calotta semisferica realizzata in spessi conci di pietra bianca con al centro un grande foro come quello della mola a disco in pietra lavica posta sopra; dall’attuale linea di terra emerge parte dell’ingresso; nel terreno è visibile una vasca dalle pareti impermeabilizzate. Fu proprio il trappeto ad accogliere gli avolesi nel doposisma, che lo scelsero come riparo, luogo di ritrovo e di ristoro, dato che le canne dolci diventarono fondamentali per affrontare l’emergenza e la fame. La presenza delle piantagioni attirò anche gente dalle zone vicine che, oltre a cibarsi delle canne, ne strapparono le foglie per farsene tuguri. Le canne, dunque, costituirono la materia base per approntare le prime strutture ricettive in attesa di costruire, col legno, le baracche. La chiusura delle Officine Saccari coincise con la fine del feudalesimo in Sicilia.

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