Itinerario

01 Chiesa Madre S. Nicolò

1693-fine sec. XVIII (interno); statue sagrato 1774 (esterno)

Nel sito dell’antica Abola, posto sui Monti Iblei, la Chiesa Madre, documentata in Vaticano dal 1308 con il titolo di S. Nicolò, fu distrutta dal terremoto dell’11 gennaio 1693. Per la ricostruzione dell’abitato, in prossimità della costa e nel feudo Mutubè, Giovanna e Nicolò Pignatelli Aragona Cortés, marchesi di Avola dimoranti a Madrid, inviarono da Palermo l’architetto gesuita Angelo Italia. Il successivo 6 aprile si pose, in un angolo dell’insula prescelta dall’Italia, la prima pietra per costruire la Matrice e, nei sotterranei dell’attuale sagrato, il primo cimitero della città. Proseguì i lavori, fino agli anni trenta del sec. XVIII, l’architetto Michelangelo Alessi di Siracusa, al quale si devono i capitelli del portale maggiore, lo stemma a tre pignatte di Nicolò Pignatelli e l’elevazione dell’interno della chiesa, a croce latina e tre navate. Nel 1741, completato il tiburio ad opera del magister Corrado Paternò di Avola, l’edificio venne benedetto e aperto al culto. Di particolare interesse è la “facciata a torre” che, concepita a fine Seicento, precorre le analoghe strutture tardobarocche realizzate durante il Settecento nelle chiese del Val di Noto. L’interno della Chiesa Madre S. Nicolò, a tre navate, presenta archi a tutto sesto alternati a paraste dai capitelli corinzi. Dal transetto, in prossimità della sacrestia, si accede alla Cripta della Confraternita del Ss. Viatico degli Uomini di Campagna. Nel 1769 l’interessante sepoltura fu progettata, per gli adepti dell’omonima confraternita, dall’architetto sac. Giuseppe Alessi (Avola 1739-1824), che ebbe a modello la Cripta dei Cappuccini di Palermo. La struttura funeraria accoglie ventisei nicchie con purgatoi e sedili in pietra.

Aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 16.30 alle 19.30

Sito web

Telefono: 0931 454855

02 Chiesa di S. Antonio Abate

1702-1703; facciata 1798-1799

L’edificio, inaugurato nel 1703 sul lato nord dell’attuale centro storico, prospiciente la piazza denominata di S. Antonio Abate (Piazza Regina Elena), diede nome anche ad uno dei quattro quartieri in cui fu suddivisa la città. A navata unica, sull’altare maggiore fu posta la grande tela raffigurante il santo titolare: il dipinto, datato 1713, risulta donato dai Cannamilari, lavoratori della canna da zucchero operanti in Avola dal ‘400 fino ai primi anni dell’800. Per la collocazione del Cristo alla Colonna nel 1773 fu commissionato a Catania, al magister Matteo Bonaventura, un altare in stile barocco realizzato con pregevolissimi marmi policromi. La chiesa fu decorata con stucchi in stile rococò attribuibili al palermitano Giovanni Barbiera. Legata alla chiesa di S. Antonio Abate è la processione del “Venerdì Santo” con i Misteri e il Cristo Morto, denominata Spina Santa. La prima attestazione di tale iniziativa risale al 1707: si svolse per volontà del dottore in legge Sebastiano Xenia con statue realizzate in Avola da Francesco Guarino, mediante il contributo «di tutto il Popolo». Attiguo alla chiesa era il Collegio di Maria: fondato nel 1791 da Clara Morale Sodaro (†1797) e concretizzatosi nel 1803 con i suoi lasciti, servì a promuovere nella città l’istruzione femminile.

Aperto tutti i giorni dalle 8:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 21:00

Telefono: 0931/831312

03 L’ex Mercato Comunale

La Biblioteca (1892-1895), il Museo (2010)

Dopo il terremoto del 1693, nel nuovo abitato, i locali del pubblico mercato trovarono posto su tre lati della Piazza Maggiore. La vendita delle merci, su banchi e sotto le pennate, si attuò fino al 1839 perché la piazza, con la costruzione della strada carrozzabile Siracusa-Modica, inaugurata il 18 aprile 1841, doveva acquisire nuovo decoro. Il Mercato fu spostato in altro sito, ma le nuove istanze sulla salute pubblica, dopo l’Unità d’Italia, imposero la costruzione di un mercato coperto. Ad Avola si scelse, per l’avvenuta soppressione del monastero delle Benedettine (1866), il terreno da queste adibito a orto e si affidò il progetto all’architetto Salvatore Rizza. Sul cornicione si impone il grande stemma lapideo della città con la croce e le tre api, quali simbolo di laboriosità. L’interessante struttura, restaurata nel 2008 con fondi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ospita la Biblioteca Comunale dedicata al botanico Giuseppe Bianca (Avola 1801-1883). La “galleria del pesce”, oggi ampia sala di lettura nella quale sono emerse le originarie basole di “pietra forte”, dal 2010 è anche Museo del Mercato.

Aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 13:00 e mercoledì pomeriggio ore 15:00 alle ore 18:00 

Telefono:0931823894

biblioteca@comune.avola.sr.it

04 Chiesa dell’Annunziata o Badia

1697-1715; riprogettata e costruita 1753-1777

Il Monastero e la Chiesa della Ss. Annunziata furono fondati nel 1532 nel quartiere più alto dell’antica città. Nel 1697 si pose la prima pietra e nel 1702 il monastero benedettino accolse le religiose sopravvissute al sisma; presto però si rivelò inadeguato, per cui il dormitorio e la chiesa nel 1715 risultano rifabbricati. A metà del Settecento la badessa Gertrude Azzolini decise di ricostruire la chiesa in altro sito dello spazio conventuale e secondo i dettami dell’architettura barocca. Il prospetto, fra i più belli e significativi della ricostruzione post-sismica del Val di Noto, è attribuibile all’architetto Rosario Gagliardi (Siracusa 1688?-Noto 1762). L’interno della Badia presenta navata unica e decorazioni con raffinate cromie e splendidi stucchi, realizzati nel 1777 da Serafino Perollo. Gli altari e il coro furono disegnati dall’architetto sacerdote Giuseppe Alessi (Avola 1739-1824), mentre i quattro altari minori della chiesa presentano oli su tela del secolo XVIII, attribuiti al pittore netino Costantino Carasi.

Aperta tutti i giorni dalle ore 8:30 alle ore 11:00

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05 Palazzo Tiralongo

1920-1924

Palazzo Tiralongo è una residenza di grandi dimensioni posta ad angolo tra piazza Vittorio Veneto e via Rattazzi, edificata nel 1920 su progetto del maestro Corrado Suma. La costruzione di questa elegante dimora ha coinvolto alcune talentuose maestranze locali: Gaetano Restuccia, Michele Urso e Santino Aiello per le straordinarie decorazioni in pietra, Giuseppe Prazio per le opere in ferro e Alessandro Abbate per i meravigliosi affreschi interni. 

Proprietà privata.
Non aperto alle visite.

06 Chiesa di S. Antonio da Padova

1703-1705; facciata sec. XIX

L’edificio sorse tra il 1703 e il 1705 sul lato est dell’ex Piazza di S. Antonio da Padova (Piazza Vittorio Veneto) e confinante con il palazzo appartenente nel ‘700 ai Sirugo-Astuto, baroni di Meti e Santa Domenica. Nella chiesa, a navata unica, nel 1716 si pose la statua della Madonna del Carmine, ora sull’altare maggiore; nel 1722 venne fondata la Compagnia della Carità che realizzò la Sepoltura dei Poveri. Negli anni settanta del ‘700 la navata fu decorata con stucchi rococò. La chiesa, di pertinenza vescovile, fu nel sec. XIX accresciuta negli arredi e ristrutturata, in stile neoclassico, dai proprietari del contiguo palazzo. La neoclassica facciata ha pilastri tuscanici nel primo ordine, ionici nel secondo; al centro è l’ingresso con arco a tutto sesto sormontato da ampia finestra conclusa da frontone; soprastante è la cella campanaria raccordata alla parte inferiore da volute di memoria barocca.

07 Palazzo Sirugo-Alessi

1693 - sec. XVIII; ristrutturato 1902-1912

Don Antonino Sirugo, nel 1684 sindaco nell’antica Avola, apparteneva alla casata di Gentilhomini ed era fratello di Giuseppe (†1690), barone delle Vignazze. Nel 1693, al momento del sisma, deteneva la carica di tesoriere del Marchesato. Nella planimetria urbana della nuova città, Antonino costruì la sua abitazione in un grande lotto contiguo al sito della chiesa di S. Antonio da Padova. Ad Antonino Sirugo succedette nel 1700 il figlio Giuseppe; sposatosi nel 1712 con Dorotea Astuto di Noto, quest’ultimo ebbe, maritali nomine, il titolo di barone di Meti e Santa Domenica. Abitarono lo stabile l’erede Corrado (†1822), poi la figlia Dorotea (†1853), sposata a Corrado Interlandi di Caltagirone, principe di Bellaprima. Nel 1843 Dorotea Sirugo Interlandi aveva concesso al Comune di allestire, nell’ampio magazzino della Casa, un Teatro per gli spettacoli da tenersi nel mese di luglio in occasione della festività di S. Venera. Il Palazzo di Avola, nel 1902, fu acquistato dalla famiglia Alessi e lo ebbe Giambattista, che lo ristrutturò, adeguandolo al gusto neoclassico.

Proprietà privata.
Non aperto alle visite.

08 Palazzo Lutri

1693-1702; piano superiore sec. XIX

Nel nuovo sito urbano di Avola, l’isolato posto nel quartiere di S. Antonio da Padova, tra la Matrice, la Piazza Maggiore, Strada Corso, Strada Ospedale e Vanella, fu assegnato al notaio Domenico Ferrauto (†1698), oriundo di Siracusa e dal 1694 tesoriere del Marchesato di Avola. Nell’esteso lotto si realizzò, per un pronto riparo, una loggia di tavole e si diede inizio alle fabbriche. Nel 1698 risultavano già costruiti un tenimento domorum terraneo con i magazzini di vino, olio e frumento e sei botteghe. Dopo alcuni passaggi ereditari, nel 1775 ricompose la domus Martino Modica (governatore della città per conto del marchese di Avola Ettore Pignatelli Aragona Cortés), cui subentrò Pasquale Modica II, letterato e membro dell’Accademia dei Pastori Iblei di Avola. Costui unì la stanza ad altre due attigue, per locarle ai deputati del Circolo di Conversazione: nel 1811 risultano già affittate per uso Caffè, primo locale in Avola adibito a Bar. Il barone Pasquale Modica, celibe, nel 1821 lasciò il Tenimento di Case al nipote Francesco Lutri il quale, nato dalla sorella Preziosa e da Guglielmo Lutri di Scicli, fu sindaco di Avola dal 1840 al 1843. Erede fu il figlio Diego Lutri.

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Proprietà privata – Visite su prenotazione

09 Palazzo di Città

già Residenza dei Gesuiti (1739-1765) e Convento dei Domenicani (1767-1867); edificato 1867-1894

Nel 1739 donna Crescenzia Blandini (Avola †1758) diede ai Gesuiti i suoi possedimenti, fra cui i locali dell’isolato (sede dell’attuale Palazzo di Città) nel quale i Padri eressero il convento con una piccola chiesa. A tali beni i Gesuiti rinunciarono nel 1765; due anni dopo ne ebbero il possesso i Domenicani con l’obbligo di mantenere scuole di lettere e scienze. Nel 1807, attiguo al chiostro (oggi “Villetta Comunale”), il magister Giovan Battista Santoro progettò e realizzò, in “pietra giuggiulena” di contrada Palma, otto volte a crociera poggianti su quindici pilastri, ottenendo al piano terra un grande vano rettangolare, il “cenacolo” e al contempo, nel piano superiore, il dormitorio dei frati, con ampio corridoio al centro e stanze ai lati, ora uffici del Comune. Dopo l’Unità d’Italia, il plesso conventuale, con atto del 20 aprile 1867, fu destinato a ospitare il Palazzo di Città. Su progetto dell’ingegnere Salvatore Rizza si approntarono le modifiche per accogliere pure gli uffici del Registro e della Telegrafia, la Pretura, le Scuole Elementari e il Teatro.

10 Teatro Comunale ‘Garibaldi’

1872-1876

Il Teatro sorse sulle fondamenta di una nuova chiesa che i frati dell’attiguo convento di S. Domenico avevano iniziato a costruire, senza portarla a termine. L’edificio ebbe il prospetto principale sulla Piazza di S. Venera, che, dopo la sua realizzazione, prese il nome di Piazza Teatro. L’elegante manufatto edilizio, concepito “all’italiana” con pianta a ferro di cavallo e tre ordini di palchi, fu iniziato nel marzo del 1872. Per gli aspetti architettonici furono presi a modello i teatri Santa Cecilia di Palermo e la Scala di Milano; i meccanismi scenici si devono all’intervento dell’ingegnere Fortunato Querian, attivo nel Teatro San Carlo di Napoli. Al primo piano, nel ridotto, originariamente adibito a “Sala di Concerto”, un’esposizione museale documenta la storia del Teatro e dei suoi personaggi, in particolare del musicista e compositore Salvatore Falbo (Avola 1872-1927), di cui si presentano cimeli e partiture. Nel foyer un busto che lo raffigura è collocato dal 2016.

Aperto dal lunedì al venerdì: mattina 9-13 / pomeriggio 16-20

assessorato.turismo@comune.avola.sr.it

11 Palazzo Modica

1693-inizi sec. XX

Nella nuova pianta della città, il lotto del quartiere S. Venera dove è ubicato Palazzo Modica, fu assegnato al borgese Corrado Antonino Di Giorgio. Ricco possidente, egli vi realizzò un tenimento di case in più corpi terrani e membri palazzati con suoi balconi di ferro e scala di pietra con due porticati. L’insieme, fornito di baglio, tre pozzi, magazzini e confinante con due strade pubbliche, case e orti dello stesso isolato, nel 1725 venne suddiviso ai suoi quattro figli. A ridare unità all’immobile fu il nipote Corrado Di Giorgio (1749-1799), dottore in legge e sposato alla baronessa Bartolomea de Grandis di Noto. Furono i coniugi Modica a soprelevare l’ala dell’edificio posta a destra dell’ingresso principale di Via Marconi e realizzare la grande Sala dei Ricevimenti, decorata, a fine Ottocento, da Gregorio Scalia. Il complesso edilizio, divenuto tra i salotti più ricercati della città e della provincia di Siracusa, nel 1940 fu ereditato da Giuseppina Modica (1895-1992), figlia di Antonino; nel 1961 la sorella Maria Concetta (1908-1984) acquisì l’ala settecentesca. Le “Signorine Modica” ridiedero così unità al Palazzo, che dal 1986 fa parte del patrimonio del Comune di Avola.

12 Chiesa di S. Venera

1713-prima metà sec. XVIII; ricostruzione cupola 1962

La patrona di Avola, Santa Venera, sin dal Quattrocento ebbe il suo tempio nel quartiere Marchi situato nel versante est dello scosceso monte dove un tempo era ubicata l’antica città. Dalla rovina dei movimenti tellurici del 1693 si salvarono la statua e la reliquia, traslate successivamente nella chiesa del nuovo sito urbano, progettato con criteri antisismici dall’architetto e ingegnere fra’ Angelo Italia. Il contratto per la fabbrica della chiesa fu firmato nel 1713; probabile progettista fu il magister Michelangelo Alessi di Siracusa, già operante nella chiesa madre S. Nicolò. La luminosa facciata settecentesca è in pietra bianca dell’area iblea. Al centro è una nicchia con la statua lapidea della Patrona sovrastata da frontone spezzato e sole raggiato a bassorilievo. La cappella dedicata a S. Venera si colloca in fondo alla navata destra e custodisce il simulacro della Patrona. La festa patronale che si svolge tra l’ultima domenica di luglio e l’ottava successiva.

Tutti i giorni 8.30-12 / 17-20.30

13 Palazzo Guttadauro

1716-1752

Palazzo Guttadauro, posto nel quartiere di S. Giovanni Battista e avente il prospetto principale sull’ex Strada S. Pietro (Via Linneo), fu costruito da Stefano Sirugo, barone delle Vignazze e figlio di Giuseppe (†1690), il quale, per meriti militari, aveva ottenuto nel 1682 il titolo nobiliare. Il Palazzo fu congiunto da un lato alla chiesa di S. Pietro, fatta erigere tra gli anni 1705 e 1706 dalla baronessa Anna Sirugo Lorefice (†1720), madre di Stefano. La Domus Magna, costruita sul lato esterno del perimetro esagonale della città progettata dall’architetto gesuita Angelo Italia dopo il terremoto del 1693. Nel 1743 il barone, privo di eredi e vedovo, pronunciò i voti nell’Ordine dei Carmelitani della Stretta Osservanza Siracusana, assunse il nome di frate Stefano del Cuore di Gesù e donò beni e titolo al nipote Saverio Guttadauro, già marchese della Ficarra. La facciata del Palazzo, di memoria rinascimentale nell’impostazione d’insieme, presenta stilemi barocchi nei decori.

Proprietà privata.
Non aperto alle visite.

14 Chiesa di S. Giovanni Battista

Iniziata nel 1701; riprogettata e definita 1772-1852

La Chiesa di S. Giovanni Battista, attestata dal 1498 nel quartiere Troncello dell’antica Avola, fu distrutta dal terremoto del 1693. In essa, nel 1602, si era costruita la cappella del beato eremita Corrado Confalonieri (da Piacenza), nella quale, dal 1621, si custodiva una sua reliquia. Nella nuova città la chiesa venne edificata lateralmente all’ex Piazza di S. Giovanni Battista (Piazza Trieste). I lavori, intrapresi nel 1701 dal magister Michelangelo Alessi di Siracusa, non furono conclusi per difficoltà finanziarie. Nel 1744 la chiesa fu ridefinita e poté accogliere il prezioso reliquiario del sec. XVII contenente l’osso della nuca del collo del beato Corrado, le statue dello stesso eremita e di S. Giovanni Battista, opere salvatesi dal sisma. Il disegno della nuova struttura si deve a Giovan Battista Santoro (Avola 1754-1832), Capo Mastro delle Fabbriche della città. Le pitture della volta della navata centrale furono eseguite da Gregorio Scalia (San Gregorio di Catania 1844-Avola 1922). Nella chiesa è di particolare pregio l’organo a canne: costruito nel 1866 in stile neogotico, esso è opera di Sebastiano Calcerano Platania di Acireale.

Aperta tutti i giorni: mattina 8-12 / pomeriggio 17.30-20

Telefono: 0931821041

15 Chiesa di Santa Maria di Gesù

1693-1706; ricostruita 1760-1770

Nel Castello che sovrastava l’antica città Carlo d’Aragona, barone di Avola dal 1483 al 1512, con atto notarile del 9 dicembre 1509 fondava il primo convento francescano della sua Terra, affidandolo ai frati Minori Osservanti. Dopo il terremoto del 1693, la chiesa e il convento traslarono nel nuovo sito, ponendosi, come nell’antico, sull’area di confine della città progettata, con pianta esagonale e mura di fortificazione, dal padre gesuita Angelo Italia. Negli anni compresi tra il 1760 e il 1770 la chiesa, a navata unica, venne ricostruita. Il convento, soppresso nel 1866, divenne Caserma dei Carabinieri; la chiesa, «per riguardo alla popolazione e perché di particolare devozione», rimase aperta al culto.

Aperta tutti i giorni dalle 9.30 alle 12 e dalle 17.30 alle 20

Telefono: 0931821951

16 Casa Bono

1907

Ad Avola, all’inizio del ‘900 e nel campo dell’edilizia, notevole è stato il contributo dato al modernismo siciliano. Incrementato dalla crescita economica che vive la città e dall’apertura a Siracusa della “Scuola d’arte applicata all’industria” (diretta dal piemontese Giovanni Fusero), già nel 1907 si costruì, in stile Liberty e su progetto dell’allievo Gaetano Vinci (Avola 1888-1954), la casa di Via Pellico 1 (proprietà Bono).

Proprietà privata.
Non aperto alle visite.

17 Torretta dell’Orologio e la ‘Casa dell’Università’

1703; riprogettata e costruita 1865-1866

Dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693 l’Orologio e la campana che batteva le ore, estratti dalle macerie e riparati, furono posti in una loggia di legname nella Piazza Maggiore della nuova città. Nel 1703 il magister Michelangelo Alessi costruì in muratura la Torretta dell’Orologio: essa faceva parte del Palazzo dei Pignatelli Aragona Cortés, marchesi di Avola. L’edificio, denominato Casa dell’Università, occupava l’intero isolato e sostituiva il distrutto Castello come sede amministrativa del Marchesato di Avola. Le stanze del piano superiore del Palazzo erano riservate ai feudatari; nei bassi trovavano posto anche l’archivio, i dammusi adibiti a carcere e il travo della tortura. La Torretta subì gravi lesioni con il sisma del 1848. Si stabilì quindi, nel 1860, di realizzare un nuovo orologio. Filippo Spada, proveniente da Noto, costruì la macchina, l’architetto Salvatore Rizza (Avola 1830-1895) progettò e diresse i lavori della fabbrica. La Torretta dell’Orologio, in stile neoclassico e impostata su tre livelli, presenta pilastri con capitelli dorici alla base, capitelli ionici nel primo piano e di maniera nel secondo.

18 Cripta ex Chiesa di S. Sebastiano

1785; edificio attuale 1889

Nella nuova città la chiesa di S. Sebastiano fu disposta ad angolo tra l’ex Strada Corso e la Piazza Maggiore: in costruzione nel 1704, era funzionante nel 1713. L’edificio, a unica navata, presentava un altare maggiore adornato dal dipinto raffigurante Il martirio di san Sebastiano con il santo trafitto da frecce (dal 1889 in Chiesa Madre). La struttura funeraria, fabbricata da mastro Corrado Alì ebbe a modello la Cripta dei Cappuccini di Palermo: essa, dopo gli scavi del 1982, è visibile sotto il piano terra, presenta nicchie verticali adibite a purgatoi e una carnale, fossa centrale posta a un livello sottostante alla stessa costruzione. La sepoltura fu utilizzata fino a metà Ottocento, quando si costruì, fuori dall’abitato, il Camposanto Comunale. La chiesa venne demolita nel 1889: sul sito, con progetto dell’architetto Salvatore Rizza si edificò, nello stesso anno, l’attuale edificio, destinato inizialmente a scuola femminile.

lunedì07–13 
martedì07–13
mercoledì07–13 / 15-18
giovedì07–13 / 15-18
venerdì07–13 / 15-18
sabato08–12 
domenicaChiuso

Telefono: 0931586486

infopoint@comune.avola.sr.it

Oltre l'esagono

19 Chiesa della Santa Croce

1693-prima metà del sec. XVIII

La chiesa, costruita nella più rigorosa semplicità, ebbe l’affaccio su un ampio piano adibito a fiere e denominato dapprima “dei Cappuccini”, poi Piazza F. Crispi. L’interno del tempio, a navata unica e con cappelle gentilizie sul lato destro, è stato luogo di sepoltura fino a metà del sec. XIX. Di eccellente fattura è l’apparato ligneo dell’altare maggiore. Sulla sacra mensa si impone la Custodia eseguita, nell’antico convento, dal padre cappuccino Giuseppe da Ragusa (1610-1673). Sulla parte soprastante l’altare è il polittico con la grandiosa cornice centrale eseguita anch’essa da fra’ Giuseppe, per fare da ornamento all’Esaltazione della Santa Croce: tela di grande pregio di fine ‘500 attribuita al pittore fiammingo Franz van de Kasteele, attivo a Roma con il nome italianizzato Francesco di Castello.

Dal 30 luglio al 15 agosto sarà aperta solo la Domenica alle ore 18:00 fino a messa conclusa

20 Officine Saccari (Trappeto di Cannamele)

1693-in uso fino all'inizio del XIX secolo

Intorno alla planimetria urbana della nuova città, per l’importanza che rivestivano nell’economia del Marchesato, le Officine Saccari vennero rappresentate sulla Pianta Urbana (legenda, n.21). In esse era il Trappeto di Cannamele, dove avveniva la lavorazione delle canne dolci per trasformarle in zucchero. La coltivazione della canna da zucchero ebbe luogo in Avola dal Quattrocento fino ai primi anni dell’Ottocento. Si produceva anche un ottimo rum. Dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693, i sopravvissuti trovarono rifugio nel “piano” del trappeto dove erano legna per scaldarsi e, intorno, canne ripiene di polpa zuccherina per nutrirsi. I resti dell’opificio sono stati individuati in Contrada Archi, ai piedi dell’altura iblea che ospitava l’antica Abola.